Di solito si sente dire che il razzismo nasce e si alimenta grazie alla paura che l’uomo nutre per alcune cose il più delle volte immateriali e non facilmente distinguibili.
Ad essere al centro dell’attenzione ci può essere la paura del diverso da sé, la paura della crisi economica, la paura di rimanere senza lavoro, di rimanere soli o più semplicemente la paura dei cambiamenti.
Colui che non ha paura è spesso colui che conosce o ha conosciuto mondi e culture diverse, senza alcun pregiudizio di qualsivoglia natura (politico, religioso ecc.).
Allora è necessario chiedersi come si può non aver paura e conoscere tante civiltà senza doversi per forza spostare dal proprio paese, senza doversi allontanare dai propri amici, o dai propri familiari.
Una delle risposte è rappresentata dalla cultura.
Ebbene sì. La cultura è l’unica cosa che ti può aprire gli occhi senza che tu ti senta spaesato. È l’unica cosa che ti può far sentire a tuo agio in molteplici situazioni, ovunque ti trovi e con chiunque tu sia. Un libro aperto, nel quale seguire le peregrinazioni di un personaggio, o le gesta di un eroe, o le disavventure di una persona qualunque, o l’immagine della propria vita, è come avere davanti mille mondi diversi e viverne ognuno in modo differente. E con una vita così, a leggere, a conoscere, il diverso, come si può averne paura, tanto da arrivare a provare odio?
L’uomo colto si nutre del “nuovo” e si annoia nel vivere sempre le stesse cose, perciò gli è necessario essere sempre al confine, ai limiti. Il suo unico piacere è quello della scoperta, della scoperta del sé innanzitutto e poi dell’altro.
Dunque quando si sente dire che la cultura non serve a niente, è bene prima di parlare riflettere un po’. La cultura è sicuramente un bene immateriale, ma è il bene che meglio ti fa apprezzare e disprezzare le cose reali. Senza una reale consapevolezza di ciò che si ha e di ciò che si è, non si raggiunge una reale felicità. Che poi non è altro che star bene con se stessi.
Ad essere al centro dell’attenzione ci può essere la paura del diverso da sé, la paura della crisi economica, la paura di rimanere senza lavoro, di rimanere soli o più semplicemente la paura dei cambiamenti.
Colui che non ha paura è spesso colui che conosce o ha conosciuto mondi e culture diverse, senza alcun pregiudizio di qualsivoglia natura (politico, religioso ecc.).
Allora è necessario chiedersi come si può non aver paura e conoscere tante civiltà senza doversi per forza spostare dal proprio paese, senza doversi allontanare dai propri amici, o dai propri familiari.
Una delle risposte è rappresentata dalla cultura.
Ebbene sì. La cultura è l’unica cosa che ti può aprire gli occhi senza che tu ti senta spaesato. È l’unica cosa che ti può far sentire a tuo agio in molteplici situazioni, ovunque ti trovi e con chiunque tu sia. Un libro aperto, nel quale seguire le peregrinazioni di un personaggio, o le gesta di un eroe, o le disavventure di una persona qualunque, o l’immagine della propria vita, è come avere davanti mille mondi diversi e viverne ognuno in modo differente. E con una vita così, a leggere, a conoscere, il diverso, come si può averne paura, tanto da arrivare a provare odio?
L’uomo colto si nutre del “nuovo” e si annoia nel vivere sempre le stesse cose, perciò gli è necessario essere sempre al confine, ai limiti. Il suo unico piacere è quello della scoperta, della scoperta del sé innanzitutto e poi dell’altro.
Dunque quando si sente dire che la cultura non serve a niente, è bene prima di parlare riflettere un po’. La cultura è sicuramente un bene immateriale, ma è il bene che meglio ti fa apprezzare e disprezzare le cose reali. Senza una reale consapevolezza di ciò che si ha e di ciò che si è, non si raggiunge una reale felicità. Che poi non è altro che star bene con se stessi.
GIANNI CRISCIONE