domenica 16 maggio 2010

INCHIESTA PARLAMENTARE SUL CONSORZIO UNICO DI BACINO PER LE PROVINCE DI NAPOLI E CASERTA


PARTE 1

ONDA SANA, in coerenza con quanto già asserito più e più volte, vuole ora fare chiarezza sul perché ha chiesto, chiede e chiederà ancora di uscire dal Consorzio unico di bacino per le province di Napoli e Caserta, visto ancora gestisce il tutto, nonostante si stia passando ad una società provinciale.

Abbiamo dunque deciso di scavare nelle modalità con cui il Consorzio si è formato e la relativa gestione dei soldi pubblici che ha gestito, leggendo gli atti che sta producendo la Commissione Parlamentare d’Inchiesta che sta indagando il suddetto Consorzio.

Quando il Consorzio unico si è formato, eccedendo dalle proprie possibilità, ha promosso e aumentato lo stipendio a moltissimi dipendenti, che aveva inglobato dai consorzi precedenti. Il risultato è che oggi solo per gli stipendi a Caserta si pagano 4-5 milioni di euro al mese. Anche le province di Napoli e Caserta per coprire gli stipendi dei dipendenti hanno pagato solo nel mese di aprile 2,5 milioni di euro a testa, con un “provvedimento abbastanza forzato”, dice il commissario prefettizio.

Non si è certi della cifra perché un bilancio non esiste, o meglio non si è riuscito a capire se esiste.

Siamo sicuri solo di alcuni numeri. Il Consorzio gestisce più di 60 comuni casertani e 3 napoletani. Su questi 3 Comuni napoletani da gestire ci sono, è imbarazzante dirlo, tra gli 800 e gli 850 dipendenti! Circa 200 operatori ecologici a Comuni, con il risultato che molti di loro sono pagati senza lavorare. Per l’articolazione di Caserta invece ce ne sono 1180.

È una certezza anche che il Governo dava 2000euro al mese per ogni dipendente del Consorzio, più una tantum di 2milioni 400mila euro sempre per gli stipendi dei dipendenti.

Un’altra certezza è che ora nel passaggio dal Consorzio unico alla società provincializzata tutti i dipendenti sono stati promossi e quindi si è aumentato loro lo stipendio, senza peraltro che fosse rispettato alcun iter burocratico lecito. E la cosa triste è che la società provincializzata molto probabilmente non potrà ritirare questi provvedimenti.

Solo per fare alcuni esempi di cattiva gestione del Consorzio, il commissario prefettizio cita un paio di circostanze.

Quando l’ormai ex direttore del consorzio Antonio Scialdone consegna le carte al commissario prefettizio dice di avere in cassa 3,5milioni di euro. Il commissario però ne trova 1,6. Il resto sarebbe andato a finire in pagamenti ad alcune aziende esterne, che spesso sono state ingaggiate senza alcuna gara d’appalto, com’è spesso capitato per le ditte specializzate in vigilanza. Alcune di queste erano state utilizzate per tenere sottocontrollo discariche dismesse, in cui non c’era alcun bisogno di controllare assolutamente niente. E se anche ce n’era bisogno si può vedere come venivano assegnati gli incarichi.

Per la discarica di Lo Uttaro infatti si costituisce una società di vigilanza a marzo 2007, che ad aprile riceve immediatamente un lavoro, senza gara d’appalto, per l’importo di 1milione di euro, peraltro subito incassato (anche su questo c’è una denuncia del commissario prefettizio).

Gli stessi dipendenti spesso si mettono d’accordo con il Consorzio per avere promozioni. Il commissario si dice sicuro di questo perché anche i componenti della direzione del consorzio sono stati interessati da un PM di Santa Maria Capua Vetere, che li sta indagando per collusione con i clan di Marcianise.

In sostanza, dice il commissario prefettizio il problema è che la criminalità organizzata aveva ed ha tuttora i suoi interessi nella gestione dei rifiuti e quindi nel consorzio.


ONDA SANA

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