domenica 16 maggio 2010

INCHIESTA PARLAMENTARE SUL CONSORZIO UNICO DI BACINO PER LE PROVINCE DI NAPOLI E CASERTA


PARTE 3

D’altra parte, per concludere, le stesse parole di Antonio Scialdone sono sintomatiche delle stato di assoluta deficienza economica del Consorzio. Il Consorzio infatti, da quando è attivo, ha potuto esercitare le sue funzioni solo grazie ai soldi dati dal Governo. «Questo è un dato inequivocabile: il Consorzio non ha risorse adeguate per il suo corretto funzionamento o mantenimento». E il problema fondamentale non è che tutti i Comuni non pagano il Consorzio, poiché se anche pagassero tutti, il Consorzio sarebbe sempre indebitato perché non coprirebbe i costi di gestione del servizio.

Quando il Presidente gli fa notare alcune contraddizioni con lo stato di insolvenza da parte del Consorzio, e cioè che il suo autista personale avrebbe avuto a dicembre 3511 euro e a gennaio 4162 euro e il suo assistente Bovienzo avrebbe avuto 4777 euro come stipendio di dicembre, Scialdone si difende dicendo che le delibere che hanno permesso questi aumenti sono state firmate dai capiarea e non da lui direttamente.

Inoltre a gestire materialmente le cose, sempre secondo Scialdone, sono i responsabili delle aree di Caserta, il dottor Venditto, e di Napoli, il dottor Forleo. Scialdone si limiterebbe a coordinare le decisioni già prese! I due responsabili comunque prendono 150mila euro all’anno, a testa!

“Una società al contrario” dice il presidente: è il direttore che viene diretto…

Antonio Scialdone, poi ricorda che la maggior parte dei lavoratori è formata da ex detenuti, molti dei quali hanno ancora pendenze penali in corso. È chiaro quindi che le pressioni esercitate dalla criminalità organizzata sui loro sindacati hanno una strada spianata.

Però Gerardo D’Ambrosio ricorda a Scialdone: «Lei ha dato risposte contraddittorie, perché da una parte attribuisce questi aumenti alle forti pressioni che sarebbero state ingiustificate e addirittura illecite, e dall’altra parte dichiara di aver compiuto un’opera meritoria perché, su 700 che chiedevano di attuare il contratto collettivo di lavoro, è riuscito a darne solo 300». Il commissario prefettizio comunque aveva dichiarato precedentemente che aumenti sono stati elargiti a tutti i dipendenti.

E qui veniamo al nocciolo della questione.

Scialdone, infatti, incalzato risponde: «Questo è il dato reale, su cui deve essere posta una grossa attenzione rispetto alla gestione dei rifiuti. Considero un grave errore continuare a gestire i rifiuti in Campania, in particolare in provincia di Caserta, attraverso grosse entità come il Consorzio unico o altre società governate da funzionari e non polverizzare la gestione, evitando di dare forza a chi non ce l’ha».

Praticamente dice che i consorzi sono controproducenti per una corretta gestione dei rifiuti, perché favoriscono le infiltrazioni della criminalità organizzata, perciò si dovrebbe affidare tale compito di nuovo ai singoli Comuni.

Ora, se a dire che il Consorzio è inadeguato per gestire il ciclo della raccolta dei rifiuti, ONDA SANA chiede perché il Comune ancora non ha fatto niente per uscirne. Se dalla barca che sta affondando, il primo a fuggire è il capitano, o direttore che dir si voglia, perché dovrebbero affondare solo i cittadini?

ONDA SANA

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